Il Nevone di Febbraio 2012 in Romagna

L’ondata di freddo del febbraio 2012 ha interessato buona parte dell’Europa fino al Nord Africa nel periodo compreso tra il 27 gennaio e il 20 febbraio 2012, causando oltre 650 morti nelle aree interessate.

La configurazione che caratterizzò quel periodo, somiglia in parte a quella del 1956 e resta in assoluto la configurazione più congeniale per ricevere apporti di neve molto importanti e soprattutto masse di aria di origine siberiana, difficili da recepire in mancanza di forti figure alto pressorie tra Russia Europea e Siberia.

Sull’Europa infatti, si creò un robusto ponte di Alta Pressione tra Anticiclone Azzorriano e Anticiclone Siberiano, che creò una cintura di blocco dall’Oceano Atlantico fino ad oltre gli Urali.

I valori pressori del 31 Gennaio 2012 erano veramente importanti, con un Anticiclone che sulla Russia raggiungeva oltre i 1060 Hpa.

Allo stesso tempo il Vortice Polare si era chiuso tra Groenlandia e Canada, portando ulteriore flusso di calore e rinforzando ulteriormente la cintura di Alta Pressione.

Sull’Italia allo stesso tempo non era presente una vera figura di Alta Pressione e anche buona parte del Mediterraneo era in una palude barica.

Questo avrebbe consentito più facilmente la possibilità di formazione di una depressione italica, in grado poi di fungere da calamita, per il freddo proveniente da est.

In quota la situazione era altrettanto imponente, masse di aria puramente siberiane, arrivate in Europa solo in rari casi, cominciarono a scivolare lungo il bordo orientale dell’Alta Pressione Siberiana, espandendosi rapidamente da Nord-Est verso Sud-ovest con gelo sempre più intenso via via che passavano i giorni.

In quota i valori a 1300 metri sfioravano i -30 gradi ma, essendo l’aria estremamente pellicolare e fredda anche al suolo, per effetto dell’Anticiclone che nel corso di Gennaio si era sedimentato in Siberia, il freddo era ragguardevole ad ogni quota.

La particolarità dell’evento fu dettata dal fatto di non essere un evento unico, ma diviso in 3 differenti ondate:

  • la prima del 31 Gennaio e 1 Febbraio;
  • la seconda del 3 Febbraio e 4 Febbraio;
  • la terza del 10 Febbraio e dell’11 Febbraio

Infatti, la cintura di Alta Pressione sopra evidenziata, non portò (per fortuna) un afflusso continuo di aria fredda, ma gli impulsi che raggiunsero il Mediterraneo furono 3. In tutti i casi però, l’incontro dell’aria Siberiana con l’umido Mediterraneo portò a ciclogenesi e a depressioni Mediterranee che scaricarono corposi quantitativi di neve su quasi tutta la Penisola.

La neve nell’entroterra e nell’area collinare

La zona più colpita in assoluto fu quella dell’Emilia-Romagna, con precipitazioni STORICHE nell’intensità e nell’accumulo in particolare nella fascia pedecollinare del Riminese-Cesenate. Venne mobilitato l’esercito che da diverse regioni e con mezzi di ogni genere e grado scese in aiuto della popolazione isolata dell’entroterra.

Gli accumuli riguardarono l’intera Regione e variarono considerevolmente. Sull’Appennino gli accumuli maggiori si ebbero per lo stau, l’effetto sbarramento che grazie alla bora consentì apporti nevosi veramente importanti. Sulle pianure per i rovesci e per le convergenze che si innescarono all’entrata dei vari fronti. La zona di costa che ebbe il minor accumulo (proprio a causa della Bora) fu quella di Rimini, sferzata per moltissimi giorni da una bora con temperature attorno allo 0 o appena negative, che congelò letteralmente la costa.

La bora e la situazione in costa

In costa Adriatica, dal Friuli-Venezia-Giulia fino alla Puglia la protagonista fu la bora.

Mentre sul Veneto e sul Friuli spirò in maniera imponente, spesso con raffiche sopra i 100 km/h e con temperature sotto lo zero. Dal Comacchiese in giù portò anche la neve con apice ovviamente dalla Romagna in giù. Anche sul Ravennate e Riminese comunque a fine evento gli accumuli variano tra 20-25 cm e 50 cm.

Le temperature più basse vennerò però raggiunte intorno alla metà del mese, quando terminati i vari impulsi freddi, la Padana riuscì a costruire delle inversioni termiche importanti.

Il 14 febbraio, tra Forlì e Faenza si raggiunse il picco del freddo con la temperatura minima di -19,2 °C rilevata dalla stazione amatoriale a norma (Davis Vantage Pro 2) della località di San Biagio (nella pianura tra Forlì e Faenza – RA), mentre la temperatura minima ARPA-SIMC è stata registrata nella località di Granarolo Faentino (RA) con -17.9 °C.

Ma fu nella pianura Piemontese tra Torinese e Cuneese che il gelo ebbe il suo apice: in questa zona infatti i termometri rimasero perennemente sottozero anche nei valori massimi dal 29 gennaio al 13 febbraio e le temperature minime scesero sotto i -20 °C dal 4 al 7 febbraio toccando le punte di -23,9 °C a Candiolo il giorno 7 (rete RAM) e -23,8 °C a Villanova Solaro il giorno 6 (rete ARPA), e persino in Liguria, a Sassello, il termometro precipitò fino a -22,1 °C: un primato per questa regione in precedenza sempre risparmiata dalle ondate di freddo importanti. Il primato di temperature più basse va tuttavia all’Abruzzo: il giorno 15 febbraio infatti si sono misurati ben -28,6 °C a Tagliacozzo, -35,8 °C sull’Altopiano di Marsia e, record assoluto di temperatura più bassa dell’intera Italia, -37,4 °C ai Piani di Pezza (Rocca di Mezzo).

Di seguito un bellissimo video di Local Team che ricostruisce quegli incredibili giorni.

Record di caldo a fine mese

In Italia, dopo la prima metà del mese con anomalie climatiche assimilabili a quelle della prima metà del febbraio 1956, la terza decade del febbraio 2012 si è caratterizzata per un sensibile rialzo termico, con temperature che soprattutto nelle regioni settentrionali sono risultate abbondantemente al di sopra delle medie del periodo, con una situazione di fatto molto simile a quella che caratterizzò l’andamento mensile del febbraio 1991 che ha fatto perdere le caratteristiche di eccezionalità al mese di febbraio 2012 nel suo complesso.

Sul Nord Italia i valori si alzarono repentinamente e vennerò strappati addirittura alcuni record di caldo, con sbalzi termici nel giro di un solo mese di 30-40 gradi in alcune località.

L’Anticiclone infatti si sdraiò nuovamente sul Mediterraneo e favorì una risalita termica che poi proseguì nel successivo mese di Marzo. Anche nel resto d’Europa, seppur in modo meno repentino le temperature si rialzarono velocemente.

Sicuramente però questo mese è uno di quelli da segnare in grande sulle tacca della Romagna e di gran parte di Italia ed Europa.